giovedì 8 novembre 2007

Commento al Processo ai No Mose

Lunedì 5 novembre, presso il Tribunale di Venezia, si è aperto il processo per l'occupazione di un cantiere del Mose, con il rinvio a giudizio di 22 attivisti di area noglobal, come da richiesta del sostituto procuratore Stefano Buccini.
A cosa si deve questo processo, a oltre due anni dal fatto? È l'effetto, a scoppio ritardato, del clima allarmistico scatenato nel settembre 2005 dal Consorzio Venezia Nuova, dal Magistrato alle Acque, dal Governatore del Veneto Giancarlo Galan, e da gran parte dei mass media, nel cui coro si distingueva il quotidiano "la Repubblica", che il 7 settembre imputava ai dimostranti "recinzioni abbattute e gru fuori uso… gomme bucate… trattori fuori uso".
Cos'è accaduto in realtà? Alle nove del mattino di lunedì 5 settembre centinaia di giovani, assieme ai militanti dell'Assemblea Permanente NoMoSe, avevano pacificamente invaso il cantiere di S. Niccolò, preceduti da uno striscione su cui era scritto "Il Mose si mangia Venezia". I numerosi "sabotatori", in pieno stile nonviolento, impedivano con i loro corpi sdraiati o seduti il passaggio di camion e trattori, esponevano striscioni e cartelli con slogan contro l'ecomostro chiamato MoSe, aprivano dei varchi in una rete metallica da quattro soldi, rendendo così finalmente possibile ai bagnanti e ai lidensi di vedere di persona lo scempio che avveniva nella - ahimè non più esistente - splendida punta di S. Niccolò e nell'area SIC di interesse comunitario (le cui valenze florofaunistiche sono state compromesse definitivamente), ottenendone la totale solidarietà. Gli unici danni di una guerriglia inesistente consistevano in poche decine di metri di recinzione abbattuta e da qualche scritta spray!!!
Il Consorzio Venezia Nuova e al Magistrato alle Acque hanno lamentato danni nell'ordine di decine di milioni di euro, DANNI INESISTENTI NON DIMOSTRABILI! L'INCONSISTENZA DELLE ACCUSE, raccolte servilmente da buona parte dei mass media nazionali, È TESTIMONIATA DALLA MANCATA COSTITUZIONE PARTE CIVILE DEL CONSORZIO VENEZIA NUOVA NELL'ATTUALE PROCESSO!
Cosa resta del clima intimidatorio e allarmistico sparso a piene mani due anni orsono? Solo un processo farsesco intentato ad alcuni esponenti dei centri sociali nel tentativo di dividere gli ambientalisti "cattivi" da quelli "buoni", ignorando la presenza durante l'occupazione di un cantiere illegittimo, privo delle necessarie autorizzazioni. A Venezia, come in Val di Susa e a Vicenza, si tenta maldestramente di dividere il movimento, agitando fantasmi di violenze contro chi agisce alla luce del sole per la difesa e il futuro del proprio territorio contro potentati economici e divoratori di pubblico denaro!
Purtroppo nessun processo in vista per i responsabili dell'irreversibile scempio ambientale e paesaggistico causato dai cantieri del MoSe, dichiarati più volte dal Comune di Venezia e dal Ministro dell'Ambiente "illegittimi e non conformi alle vigenti norme italiane ed europee", opere mastodontiche che hanno cambiato in maniera irreversibile l'aspetto delle bocche di porto e i fondali e della laguna con una colata di cemento che non ha pari in tutta Europa. Nessuna inchiesta governativa su un'opera costosissima ed inutile, che ignora la valutazione di impatto ambientale. Nessuna condanna per un ente pubblico, il Magistrato alle Acque, che opera come braccio destro di un cartello di imprese private, il Consorzio Venezia Nuova, che a sua volta agisce monopolisticamente in barba ad ogni legge sulla concorrenza, Nessun linciaggio mediatico per Antonio Di Pietro, accanito sostenitore di un progetto faraonico e inutile, finanziato dai fondi della Legge Speciale per Venezia destinati alla salvaguardia ambientale ed architettonica della città e della sua laguna!
Che fine farà il processo? Probabilmente finirà in una bolla di sapone, facendo fare a Gian Carlo Galan, l'unico che si è costituto parte civile contro i "presunti" danneggiatori, la figura (l'ennesima) di servo sciocco del Consorzio Venezia Nuova!
L'Assemblea Permanente NoMOSE promette battaglia per i 22 rinviati a giudizio e chiede la piena solidarietà per gli imputati a tutte le forze politiche, sociali e sindacali, nonché a tutti i cittadini che hanno a cuore la salvaguardia dell'ambiente, di Venezia e della sua laguna!

Flavio Cogo, Assemblea Permanente NoMose

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