sabato 28 febbraio 2009

In ricordo del compagno Beppe Tasca

Omaggio al compagno Beppe Tasca, fondatore dell'ArciGay, militante dei diritti civili, ambientalista. E COMUNISTA.



Venerdì scorso, sfogliando Il Gazzettino, mia madre sbianca in volto e mi chiede: "Ma è Tasca, è morto!!! Lo sapevi?" Così, con lo stesso stupore incredulo di centinaia di compagne e compagni, ho appreso la fine di un caro amico, morto nel sonno assieme al suo amato cane, a causa di una banalissima fuga di monossido di carbonio dovuta al malfunzionamento della caldaia domestica.
Non lo sentivo dai primi giorni di gennaio. Da quando si era trasferito definitivamente a Marghera e si era ritirato dalla politica attiva, i contatti che manteneva con gli amici e le amiche erano prevalentemente telefonici, e ultimamente per via e-mail.


Fondatore dell'ArciGay durante i primi anni Ottanta, Beppe Tasca si era distinto per il suo attivismo a 360 gradi, lavorando attivamente a far da ponte tra la comunità gay, la sinistra, il volontariato e la società civile. Utilizzando la generosa "copertura" dell'Arci veneziana riesce a rendere visibili le tematiche dell'omosessualità e del diritto alla libertà sessuale e affettiva, collegandola alla lotta per i diritti sociali e civili dell'intera società italiana, praticando una militanza attiva quando essere omosessuali era "pericoloso" e disdicevole (ad esempio, ricordo che prima della legge Basaglia l'omossessualità era considerata una "malattia" da curare mediante botte, psicofarmaci, iniezioni di ormoni ed elettroshock). Allo stesso tempo Beppe e l'ArciGay veneziana si occupò attivamente dei malati di AIDS quando ancora nessuno ne parlava.
Nato monarchico, Beppe diviene comunista negli anni sessanta. "Uguali ma diversi, Diversi ma uguali" era lo slogan veneziano dell'ArciGay da lui coniato, e il biglietto da visita che presentò a tutti nel suo vivere quotidiano. Coniugò l'impegno per i diritti degli omosessuali con una discreta militanza nelle file del PCI, partito dal quale esce dopo la svolta di Occhetto, rifiutando la tessera del PDS. Entra e esce, a varie riprese, dal PRC, con una brevissima parentesi nel Partito Radicale. Si considerava ancora comunista mai pentito, pur confidandomi che faticava a seguire le traversie che avevano colpito il PRC dalla svolta del 2005 fino ai nostri giorni. Deluso dalle nuove leve dell'ArciGay locale che lo avevano di fatto messo alla porta alla fine degli anni novanta dopo anni di dura, efficace e visibile militanza (non è un caso che dopo il suo abbandono l'attività dell'ArciGay sia praticamente scomparsa nel nostro territorio), continuava ad operare nel sociale e nel volontariato, nonostante a 72 anni dovesse ancora lavorare: pur avendo praticato mille mestieri non aveva maturato la pensione minima per vivere!


Troppi sono i ricordi che ho di Beppe, e nel dolore mi risulta difficile ordinarli. Lo conobbi presso i locali mestrini dell'ARCI provinciale nel dicembre 1986, quando l'ArciGay e Legambiente ne facevano ancora parte. Grande fu la mia sorpresa quando lo scoprii iscritto alla stessa sezione del Partito Comunista di Cannaregio! Mi colpì da subito la sua ironia disarmante e la sua profonda e anticonvenzionale cultura, che metteva a proprio agio le/i giovani militanti e gli obiettori della Lega per l'Ambiente (vecchio nome di Legambiente) Circolo Fandango, con cui condivise un lungo percorso concluso nel dicembre 1994 con la radiazione dalle strutture nazionali del circolo veneziano, noto per la sua radicalità, voluta dai vertici nazionali. Ricordo in particolar modo il suo impegno a Mestre nella raccolta di firme dei referendum caccia-pesticidi nel 1989, sia nei banchetti che nel lavoro "d'ufficio", invisibile ma indispensabile. Grande la sua propensione ad aiutare Legambiente o gli studenti della Pantera, mettendo a disposizione le strutture dell'Arci, naturalmente "a scrocco", arrivando a danneggiare un costoso fotocopiatore a furia di stampare migliaia di volantini in carta riciclata contro la caccia! Per non parlare delle migliaia di copie di opuscoli informativi contro l'Aids, con relativi preservativi in omaggio, distribuiti assieme tra il 1989 e il 1990 presso le sedi universitarie a più riprese. Con le inevitabili schermaglie verbali con bigotti, fascistelli e ciellini, in cui Beppe usciva sempre vincente grazie alla sua caustica ironia.
Fin dal 1993 Beppe s'era reso conto che il paese stava pericolosamente scivolando a destra, e considerava deleteria per la libertà di tutti la nascita del Polo delle Libertà. Non a caso la prima riunione veneta per promuovere la prima manifestazione (25 aprile 1994) a Milano contro le destre in difesa della Costituzione fu tenuta nel primo centro sociale gay del Triveneto, il Centro sociale occupato La Vida di S. Giacomo dell'Orio a Venezia, originale laboratorio di idee creato da Beppe e dall'ArciGay dove per anni il movimento gay si incrociò/incontrò con i movimenti della sinistra sociale ed ambientalista veneziana. Tra le tante iniziative di "meticciato culturale" importante fu la copromozione nel 1994, assieme all'associazione Italia-Cuba di Venezia, del primo film cubano distribuito in Italia, Fragola e cioccolato dei registi Tomás Gutiérrez Alea e Juan Carlos Tabío, in cui si denunciava il clima persecutorio subito dagli omosessuali cubani negli anni settanta.


Beppe aveva ideato il primo Gay Pride a Venezia nel 1997, un grande corteo acqueo gioioso e colorato quando ancora parteciparvi non era "di moda", soprattutto tra i "normali". L'Arcigay vinse la scommessa della visibilità, contribuendo a "rompere il ghiaccio" tra il mondo gay e gli eterosessuali favorevoli alla loro causa, seme che i diktat omofobi del Vaticano e delle destre faranno gioiosamente germogliare di lì a pochi anni.


Particolare importanza hanno avuto le lunghe chiacchierate con Beppe e gli esempi concreti di militanza e altruismo che, a dispetto delle centinaia di articoli volantini libri dibattiti e comizi che ingollavamo, sono stati una vera scuola di laicità, tolleranza, libertà e democrazia che ha dato a decine di noi (allora, ahimè!) giovani ambientalisti di sinistra l'opportunità di vedere il mondo in maniera diversa, in un'epoca in cui il Partito Comunista si stava trasformando rapidamente in un soggetto liberaldemocratico e liberista, e l'impegno sociale e ambientalista veniva mutando in business sponsorizzato, serbatoio di voti per scalate istituzionali, opportunità per fare rapide carriere in aziende pubbliche e private, o in sfogatoio settario e avulso dalla realtà.
Beppe il mondo voleva cambiarlo. Cambiarlo, non riformarlo. Perché, come mi diceva spesso, senza la speranza di rivoltare la realtà, il senso del nostro impegno è inutile. Ed è con questo assillo che se ne è andato. Sta a noi non deluderlo, e continuare la lotta, per un mondo libero pregiudizi e barriere sessuali e etniche, a misura dell'uomo e dei suoi bisogni, e non modellato in funzione del Capitale, dell'Industria, della Religione e degli Eserciti.



Flavio Cogo


Lido, passerella di via Lepanto - via Pisani, agosto 1988. Beppe Tasca e Flavio Cogo