martedì 23 marzo 2010

Chi comanda a Venezia? Speculazioni immobiliari e poteri forti

Ma da chi è governata Venezia? La domanda non è retorica. Sulla città insistono progetti speculativi di vario genere su cui l'amministrazione pubblica e i cittadini sono di fatto esautorati del potere decisionale. Decidono i commissari di governo, decide la Save, decide lautorità portuale, decide il Consorzio Venezia Nuova, decide chi detiene il potere economico. E il Cosiglio Comunale, la Commissione Salvaguardia, i veneziani? Sono “lacci e lacciuoli” da tagliare, come ha recentemente ricordato Massimo Cacciari. In tutto questo la democrazia partecipata, il federalismo con cui tutti si riempiono la bocca, vanno a farsi benedire. Vediamo di tracciare un quadro, necessariamente parziale, di cosa sta succedendo in città.

Il Lido è oggetto di una grande speculazione edilizia, legata alla realizzazione del nuovo palazzo del cinema. Su richiesta del sindaco Cacciari, il governo ha affidato la gestione della realizzazione del palazzo a Vincenzo Spaziante già vicesegretario generale alla difesa e vice capo del dipartimento della Protezione Civile, nonché più recentemente assessore della giunta Loiero in Calabria e presidente di una società di Finmeccanica. Approfittando della nomina a commissario di Spaziante l'accordo tra sindaco e governo ha stabilito di inserire tra le deleghe del commissario anche la possibilità di esaminare qualunque progetto presentato dai privati che possa servire a “valorizzare il territorio”. Pertanto il commissario si trova oggi a gestire la realizzazione del palazzo del cinema, la cosiddetta riqualificazione dell'ex ospedale al mare e in più ha approvato (o si appresta ad approvare) un progetto che riguarda nuove edificazioni sul Parco delle Rose e al Forte Malamocco. Più recente la notizia che il commissario prenderà sotto la sua ala anche l'Isola della Certosa, superando quindi i troppo angusti confini lidensi. I poteri del commissario travalicano i limiti urbanistici, bypassano la commissione salvaguardia, evitano quindi i “lacci e lacciuoli”: l'approvazione dei progetti quindi prescinde da qualunque valutazione di altri organi e dal piano regolatore. Ecco, per esempio, che al Parco delle Rose viene previsa l'edificazione di alcuni condomini e di due garage sotterranei. La contropartita che i privati dovrebbero dare in cambio di cotanta generosità da parte dell'amministrazione, sarebbe la realizzazione di opere di pubblica utilità a loro spese, quale il rifacimento del lungomare.
Al di là comunque della positività o meno dei singoli progetti (anche se forse nuove case popolari a prezzo calmierato, magari per i giovani, sarebbero più utili dei centri benessere), resta il punto che i cittadini sono completamente al di fuori del processo decisionale che interessa il loro territorio e ne sono fuori anche le istituzioni democratiche (consiglio comunale e consiglio della municipalità) che non possono dire una parola in merito ed al massimo possono essere graziosamente informate. Il sindaco ha rivendicato con forza la paternità dell'idea del commissariamento, auspicando l'abolizione della commissione salvaguardia e aggiungendo che: “ce ne vorrebbero di commissari così”. Ma perché allora non abolire direttamente la figura del Sindaco e sostituirla con il più efficiente Podestà di nomina governativa, di mussoliniana memoria?
L'investitore principale di questa operazione è il gruppo finanziario Est Capital, di Gianfranco Mossetto e Federico Tosato, una holding che si occupa di gestione di fondi immobiliari, e che ha acquistato gli hotel Excelsior e Des Bains e l'ex Ospedale al Mare (azionisti Mossetto, presidente 30,25%; Tosato vicepresidente 30,25%; Eta Finance spa 20%; Pulega AD 8,50%; altri 11%) . Il gruppo ha acquisito oltre 100.000 mq di proprietà immobiliari e 350.000.000 euro di investimenti (fonte: sito società).
Il progetto inoltre ha l'espresso sostegno dall'immobiliare Antonio De Martino che ha acquisito la proprietà del Parco delle Rose. De Martino è esponente di riferimento dell'Udc lidense e presidente dell'associazione “Vivere il Lido” che raccoglie la maggior parte dei commercianti del Gran Viale.
La maggior parte delle forze presenti in consiglio di municipalità, Pd in testa, con la sola esclusione di noi e dei verdi, ha espresso grande favore rispetto a questa situazione identificando un proficuo circolo virtuoso tra pubblico e privato. La nostra preoccupazione è invece appunto la mancata possibilità dell'ente locale di influire su scelte attorno alle quali gravitano interessi economici veramente rilevanti.

Accanto ai temi della “valorizzazione del Lido” una grande variante al piano regolatore che ha interessato il comune di Venezia nei mesi scorsi è stato il cosiddetto quadrante tessera. Una serie di associazioni ambientaliste hanno rilevato che tale operazione interesserà un'area di oltre 100 ettari con una edificabilità di oltre un milione di mq (1.085.000) in aggiunta all'attrezzatura polivalente per lo stadio e i grandi spettacoli. Si andrà quindi a quadruplicare la superficie urbanizzata prevista per la grande attrezzatura polivalente per la quale il piano regolatore comunale vigente già destina un'area di 274.000 mq.
Anche qui l'interesse economico dei privati risulta prevalente rispetto alla volontà delle comunità locali, tanto che i tecnici che hanno redatto la variante pare siano stati incaricati dai privati interessati. La Municipalità di Favaro ha decisamente espresso la propria contrarietà al progetto, che prevede una vastissima area di nuove edificazioni che modificheranno profondamente la vita della popolazione, lamentando il non coinvolgimento nel processo decisionale. Sempre da parte della Municipalità è stato anche paventato un rischio idrogeologico connesso alle nuove edificazioni, stante la morfologia di un territorio soggetto a bonifica meccanica e che costituisce il tratto terminale del bacino scolante veneto. Un eventuale ulteriore impermeabilizzazione del territorio, specialmente in seguito all'eventuale ampliamento dell'aeroporto, potrebbe acuire il rischio già presente di inondazioni, come dimostrato dalle alluvioni del settembre 2006 e 2007. Nell'ambito di questo progetto si inserisce infatti la proposta di realizzazione di una nuova pista dell'aeroporto, opzione di cui da più parti si contesta la necessità effettiva, paragonando il traffico aereo su Venezia con quello di altri aeroporti internazionali.
I principali attori economici in questo caso sono il Casinò di Venezia, tramite un'immobiliare da esso posseduta, e la Save, spa aeroportuale, che hanno espresso la dichiarata volontà di utilizzare tale operazione per “produrre risorse”. Per quanto riguarda il comportamento dell'amministrazione comunale sul tema, pur essendoci stata effettivamente l'approvazione del Consiglio Comunale, al contrario di quanto avvenuto per il Lido, è certamente sospetta la brusca accelerazione imposta all'approvazione, peraltro a fine mandato.
Il progetto di portare le olimpiadi del 2020 a Venezia, scaturito improvvisamente, va inserito in questo contesto e quindi nel quadro della nuova urbanizzazione di Tessera. Credo che, rispetto all'entusiasmo espresso da più parti, la prudenza sia d'obbligo: abbiamo ancora vivo il ricordo delle speculazioni di Italia '90!

Accanto a tutto ciò non va poi dimenticato il tema del Mose, che pare scomparso dalla discussione politica, visto lo spedito procedere dei lavori. Forse le possibilità di fermare la realizzazione dell'opera sembrano ormai poche, ma è invece vero che tutta la parte meccanica ed le paratie devono ancora essere costruite. Se ci fosse la volontà politica, l'ecomostro potrebbe essere ancora fermato. Secondo quanto riferito dall'associazione AmbienteVenezia in una recente conferenza stampa per i candidati alle comunali (a cui, per inciso, ero l'unico candidato presente) nuovi studi dimostrerebbero che l'oscillazione delle paratoie, al verificarsi di specifiche condizioni metereologiche e di marea, potrebbe essere assai maggiore dei 5-6 gradi previsti. Questo comporterebbe l'ingresso di una notevole quantità di acqua in laguna anche a Mose chiuso (vanificando quindi l'utilità dell'opera) e addirittura il rischio di ribaltamento di una paratia. Finora non si è avuta alcuna risposta scientifica a questa analisi da parte dei progettisti del Mose, nonostante la richiesta avanzata di un confronto tecnico-scientifico. Non mi dilungo sul tema (chi interessato può ascoltare nella sezione “video” del gruppo Facebook il mio intervento alla festa di Liberazione di Firenze) ma è chiaro e attualissimo il problema della situazione abnorme rappresentata dall'esistenza di un concessionario unico delle opere di salvaguardia, che opera al di fuori della normativa sulla concorrenza, e che esercita un potere economico rilevantissimo in città, resta intatta. E riguardo al tema del Mose deve ancora aprirsi tutta la partita delle opere di compensazione, su cui non mi sembra si sia ancora aperta nessuna discussione ampia e fattiva. L'attenzione sul Mose va tenuta alta, così come la denuncia dei danni che cagionerà e degli interessi economici che muove.

Ma sempre in ambito di speculazioni immobiliari bisogna anche sottolineare come negli ultimi anni il bilancio del comune di Venezia si sia mantenuto anche grazie alle alienazioni di immobili. Dopo le cartolarizzazione della giunta Costa, il comune ha continuato a vendere, fino a giungere a creare un fondo apposito, finalizzato alla gestione e alla valorizzazione del patrimonio immobiliare comunale e alla sua vendita al momento della realizzazione delle condizioni migliori. Questo può anche essere fatto una tantum per finanziare spese d'investimento: sorge però un problema quando il comune dipende dalle alienazioni immobiliari, soprattutto se poi deve andare... in affitto, come è accaduto per alcuni uffici.

Per quanto riguarda il tema ambientale, anche se non più gli aspetti legati alle speculazioni immobiliari, penso sia utile citare, se non altro perché notizia recente, la annunciata rimessa in funzione dell'inceneritore SG31 di Marghera. Stiamo ancora pagando l'inquinamento dell'inceneritore di Sacca Fisola: il tratto di laguna attorno alla sacca dov'era situato è una delle più inquinate da diossina. L'inceneritore sg31 brucerà rifiuti tossico-nocivi che arriveranno da tutta Italia e si prevedono 100.000 tonnellate all'anno. L'incenerimento dei rifiuti produce l'emissione di sostanze tossiche e di polveri sottili che è dimostrato nel lungo termine aumentano la mortalità generale per cause cardiovascolari e respiratorie, nonché per tumore. La riapertura dell'inceneritore quindi pone una nuova fonte di inquinamento in un'area già fortemente minata e che invece va bonificata e recuperata, in primis attraverso le politiche di riconversione del polo chimico, così come da sempre avanzate dal nostro partito. È necessario quindi opporsi a questa ipotesi e dobbiamo invece farci promotori di politiche finalizzate al riciclo dei rifiuti e quindi alla riduzione della quantità di rifiuti da smaltire.

Simone Stefan

candidato Federazione della Sinistra
consiglio comunale di Venezia
consiglio della Municipalità del Lido e di Pellestrina

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